Partiamo col dire che la spirulina è, sommariamente, considerabile come una “microalga”. Come si può intuire, quindi, essa vive, cresce e si riproduce in ambiente acquatico.
Fin qui tutto facile, però c’è ambiente acquatico e ambiente acquatico. Non si può pensare di coltivare spirulina biologica all’interno della vasca da bagno o della piscinetta del vicino di casa (magari mentre quest’ultimo prende il sole).
La qualità dell’ambiente in cui la nostra piccola alga vive è fondamentale per garantire le migliori condizioni di crescita e di sicurezza alimentare e riflette, di conseguenza, la qualità della stessa alga.
Per questo motivo noi non vogliamo che cresca in ambienti aperti e non controllati (come spesso accade in paesi asiatici o negli USA), dove potrebbe entrare in contatto con batteri, muffe, tossine, metalli pesanti, pesticidi o altre mostruosità non invitate al party della fotosintesi.
La nostra spirulina si merita il meglio: un sistema semichiuso e rigidamente controllato composto da particolari tubolari trasparenti chiamati “fotobioreattori” (si provi a ripeterlo 5 volte di fila senza incartarsi) dove la nostra protagonista può godersi le migliori condizioni di temperatura, pH e salinità. All’interno di questo ambiente si trova acqua microfiltrata e sottoposta ad analisi continue, sali minerali di origine biologica e anidride carbonica: insomma, è come se la nostra spirulina andasse a cena da Cracco.
Come si sa, però, le cose belle della vita o sono illegali o fanno ingrassare: alla nostra spirulina biologica non resta che “ingrassare”, aumentando il proprio volume e la propria massa, grazie all’azione solare.
A questo punto la pacchia è finita: la spirulina viene estratta da alcune pompe e processata all’interno di un laboratorio certificato ASL. Qui avviene un filtraggio volto a separare filamenti troppo piccoli e “indegni” dai filamenti più grandi e corposi: i primi ritornano direttamente al circuito dei tubolari, senza entrare a contatto con l’esterno, in modo che possano prepararsi adeguatamente alla prossima prova costume ed evitare così un’altra pessima figura, i secondi vengono prelevati e brutalmente sottoposti a compressione attraverso potenti presse, liberandosi così della maggior parte dell’acqua intrappolata al loro interno. Dopo di che, essi vengono essiccati lentamente all’interno di grandi forni (in cui, però, non c’è spazio per la torta della nonna) a temperatura e umidità ottimali, al fine di preservare il potenziale nutrizionale della microalga ed evitare la denaturazione delle proteine.
Una volta evaporata l’acqua, la nostra spirulina biologica risulta molto più compatta e snella: insomma, è molto più “fit” e in forma di prima. Forse le dovevamo credere quando giustificava il proprio stato di sovrappeso dicendo “Non sono ingrassata! è solo ritenzione idrica”.
Manco il tempo di guardarsi allo specchio per apprezzare l’effetto della sauna che è già arrivato il momento della riduzione in scaglie. Mai una gioia…
A questo punto il viaggio della spirulina biologica, ormai ridotta in polvere o poco più, termina all’interno di contenitori alimentari riempiti con tante piccole capsule.
Non ci resta che salutare la nostra protagonista, d’altronde è diventata matura e pronta ad assumersi la responsabilità di migliorare alimentazione e performance di tutti gli italiani che l’hanno scelta.
Ora che la storia di Spirulina Leonida non ha più segreti, non rimane che provarla!